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Appendice (Bernhard Häring)

Etica > Istanze etiche nella società planetaria (1993)



Lettera pastorale di Papa Giovanni XXIV all'inizio del terzo millennio


Nota:

II testo seguente è un sogno mio, ricordando la figura spirituale di Papa Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo I. Potrebbe essere anche una lettera pastorale di Papa Giovanni Paolo II. Per me sarebbe allora nello stesso tempo Giovanni XXIV.
Domando: è un sogno soltanto mio? Non penso, è già un sogno di milioni di fedeli che sempre più si apriranno ad una grande speranza, in vista della tanto desiderata unità dei cristiani. Ogni anno durantela settimana per l'unità dei cristiani cresce il desiderio, cresce la speranza, crescerà la fedeltà creatrice.

Bernhard HÄRING


Carissime sorelle, carissimi fratelli in Cristo!

Oggi la cristianità nel suo viaggio come popolo pellegrinante entra nel terzo millennio. La chiesa sta davanti a tanti problemi brucianti. Però la nostra speranza è il Signore della storia con le sue promesse e la sua grazia. Affidiamoci al Suo Spirito con umiltà e con grande fiducia.
Promettiamo solennemente con Papa Giovanni Paolo I: "Non tradiamo l'ardente, intima preghiera di Gesù al Padre, il suo testamento, la sera dell'ultima cena, il suo comando più accorato: "Fa che tutti siano una sola cosa: come Tu Padre, sei in me e io sono in Te, anch’essi siano in noi. Cosi il mondo crederà che Tu mi hai mandato (Giov. 17,21). (C. Bassotto, i.c. p. 234).
Con il Concilio convocato da Papa Giovanni XXIII è spuntata una nuova aurora. Siamo entrati nell'era dell'ecumenismo. Il suo successore Papa Paolo VI ha continuato la sua opera con saggezza e umiltà. Davanti al Consiglio mondiale delle chiese egli ha avuto il coraggio di esprimere la sua preoccupazione che il Papato nella sua forma uscita da una movimentata storia potrebbe essere un grave ostacolo alla tanto desiderata unità delle chiese. Il suo amabile successore Giovanni Paolo II con la sua sorprendente chiaroveggenza ha espresso che sulla strada verso l'unità delle chiese la collegialità tra Papa e vescovi diventerà "la prova e il sigillo della cattolicità, se resa viva e operante". Nel frattempo molti passi sono stato fatti, ma molti ancora da fare.
Il tempo urge: non lasciar perdere l'ora della grazia! Un passo indispensabile è una riflessione umile, solidale e coraggiosa sulla storia del papato in vista dell'unità delle chiese. Noi tutti rifletteremo davanti al Signore comune sul ministero petrino voluto da Cristo stesso, meditando sulla parola di Dio e ricordando l'antichissima tradizione.
Il secondo millennio era l’era delle separazioni delle chiese. Le cause e le responsabilità erano diverse: fra altro un concetto troppo di questo mondo sul potere e il ministero nella chiesa. Una grave nube collettiva oscurò i cuori e l'intelletto di molti. Ricordando tutto non possiamo far altro che piangere tutti insieme. Ma ricordiamo pure anche il bene, i passi fatti nella giusta direzione.
Ma nemmeno la sapienza di Papi, vescovi ed altri dirigenti di chiese potevano cambiare strutture sfavorevoli alla riconciliazione completa. Per lungo tempo le chiese separate non si riconobbero nemmeno come chiese sorelle. Vivevamo quasi in una torre di autodifesa. Dio grande e misericordioso sia benedetto per il soffio del Suo Spirito che ha risvegliato un grande desiderio di unità in tutte le parti della cristianità. Tutti i passi finora fatti sono dono gratuito della Sua misericordia.
La conversione ecumenica ha rafforzato e promosso uno spirito di dialogo, di rispetto e di ascolto reciproco. In piena consapevolezza delle difficoltà ancora esistenti propongo oggi alcuni punti per la vita della chiesa cattolica, ma sempre in considerazione della tanto desiderata unità dei cristiani.

1. Siccome trono, tiara e titoli pomposi erano sintomi di patologie profonde e causa di irritazione fra chiese sorelle proibisco energicamente di chiamare il Papa con titoli come“Sua Santità". Dispiace anche il titolo "Santo Padre", perché Gesù nella Sua grande preghiera per l'unità ha chiamato il Suo Padre "Padre Santo" (Giov.17,11). Speriamo che nell'avvenire mai più qualcuno si permetterà di chiamarlo "Sanctissimus" o "Beatissimus".

2. Non esisteranno più i cosiddetti "prelati d'onore di Sua Santità". I cardinali della chiesa Romana non si vestiranno di porpora "come fanno i ricchi". Nel Vaticano non si sentiranno più titoli come "Eminenza" o "Eccellenza". Siamo tutti fratelli intorno a Cristo, umile Servo di Dio fattosi servo per la nostra salvezza.

3. I diversi dialoghi interconfessionali degli ultimi decenni hanno prodotto risultati sorprendenti. Ascoltando insieme la Parola di Dio abbiamo rimosso molti ostacoli. Ormai è giunta l'ora di tirare tutte le conseguenze possibili per fare passi decisivi verso l'unità, riconciliazione nella feconda diversità.

4. Come simbolo del rinnovato fervore il "Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unita dei Cristiani" sarà uno dei principali dicasteri, Pontificia Congregazione, con competenze particolari per creare ed animare strutture appropriate per il processo della ricezione dei risultati dei dialoghi interconfessionali in stretta collaborazione con le conferenze episcopali e le facoltà teologiche di tutto
il mondo.

5. Il Papa si propone di far tutto il possibile per rendere viva e operante la collegialità a tutti i livelli. Nel ritorno alle strutture sinodali operanti durante il primo millennio possiamo imparare molto dalle chiese sorelle che le hanno conservate e sviluppate felicemente.

6. In vista del ruolo ecumenico del vescovo di Roma tutte le conferenze episcopale e tutti i patriarcati parteciperanno alla sua elezione Le modalità esatte saranno determinate dal prossimo Sinodo dei vescovi.

7. Lo stesso Sinodo deciderà sul ruolo e sull'avvenire del "Corpo diplomatico". Già il nome è inaccettabile. La chiesa non si definisce come un'istituzione diplomatica. Però servono organismi appositi per la missione della chiesa in favore della promozione della pace e della giustizia. Anche in tutto ciò che concerne il legame e la comunicazione continuafra il vescovo di Roma e le chiese locali troveremo modelli nuovi, vicini a quelli del primo millennio.

8. Una interpretazione teologica accurata del primato del Papa alla luce della parola di Dio e dei documenti dei Concili ha dimostrato che il magistero e governo del Papa è pienamente integrato nell'insieme della Chiesa. Il Papa non è un maestro di fede dal di fuori o dal di sopra. Egli fa soprattutto parte dei discepoli radunati intorno a Cristo, unico Maestro. Egli ènon meno parte della Ecclesia “discens” che della Ecclesia “docens”. Nell'esercizio della sua autorità pastorale per la chiesa universale egli è legato all'esempio dell'umile Servo di Dio, Gesù Cristo. Perciò egli osserverà" scrupolosamente il principio della sussidiarietà

9. II Papa ha il diritto di poter sapere quanto si crede nella chiesa con sincerità della coscienza e con la libertà dei figli di Dio. Il Papa non sarà in grado di compiere il suo magistero e ministero dell'unità se non esiste uno spazio ampio di dialogo franco e sincero all’interno della chiesa. Perciò sicuro del consenso dei vescovi fratelli abolisco con effetto immediato ciò che nel CIC (can. 1371 par. 1) era detto sulla punibilità del dissenso in vista di documenti non infallibili
del Papa.

10.
Oltre la comune professione della fede e i voti battesimali non ci saranno più nella chiesa cattolica giuramenti particolari di fedeltà e lealtà. Basta seguire la parola accorata di Gesù: "Sia il vostro linguaggio: sì, si; no,no; il superfluo procede dal maligno- (Mt 5,57). Come noi viviamo del continuo anticipo di fiducia dataci da Dio anche noi faremo tutto per creare un'atmosfera di reciproca fiducia. Cadranno tutti i controlli sfavorevoli a un clima di fiducia reciproca.

11.
Tutti problemi brucianti come ad esempio il ruolo della donna nella chiesa, la partecipazione delle donne ai processi decisionali in tutta la chiesa ed una eventuale ordinazione delle donne per il sacerdozio ministeriale saranno discussi nel dialogo ecumenico e all'interno della chiesa con franchezza, rispetto e pazienza. E la decisione finale avrà carattere strettamente collegiale.

12. L'intera cristianità, tutti i discepoli di Gesù insieme sono chiamati ad essere luce del mondo, sacramento di pace, di giustizia, di salvezza e di guarigione. Perciò cercheremo anche un dialogo rispettoso con tutte le religioni non-cristiane, anzi con tutti gli uomini di buona volontà. In vista dei segni dei tempi daremo particolare attenzione al vangelo della pace e al cammino della nonviolenza nella scuola di Gesù approfittando anche volentieri di tutto ciò che la grazia di Dio ha operato in questo riguardo fra le religioni non-cristiane.

Raccomando me e il mio ministero nella chiesa alla vostra preghiera, come anch'io raccomando tutte e tutti alla grazia di Dio Padre e del nostro Signore Gesù Cristo.

Vostro fratello in Cristo Giovanni XXIV



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